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ADELMO TOGLIANI: A NEW STAR IS BORN

 

Attore, autore, regista, Presidente e CEO presso l'Accademia Teatro Cinema TV Achille Togliani che porta il nome del suo grande amatissimo papà, "esploso" e quasi travolto dal successo della bella fiction "Un Matrimonio" di Pupi Avati


Ed eccolo qua! Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, tutti lo intervistano…. E allora ci siamo inseriti anche noi nella folla urlante che lo reclama di qua e di là, e gli abbiamo posto qualche domanda più o meno di routine… Ma quello che conta sono le sue risposte, l'equilibrio che traspare dai concetti che esprime, l'umiltà (non ti guastare, Adelmo, per carità!!!), l'intelligenza, la preparazione professionale, la voglia di crescere ancora, l'attenzione al progresso e l'amore per il passato, per le cose che furono. Il tutto condito da un'attività frenetica, da impegni continui, dal sogno nel cassetto che si sta per avverare.

Direi di sì. Nel rapporto con il regista ho avuto timore, sulle prime, di proporgli un dialetto, il romagnolo, che non mi appartiene. C’erano molti colleghi che suggerivano di “non provare a sfidare il maestro”. Mi sono sentito come Luke Skywalker…”usa la forza, Luke!”.
Mi sono buttato, come si dice in gergo, e la cosa è andata. Alla fine, Pupi era persino contento dei miei toni contenuti e miti. Sulle emozioni invece son stato preso ed esaminato a dovere. Avati ci tiene molto a queste cose, ti guarda dentro e vuole che sia come dice lui. Ti disintegra se non arrivi alla ‘verità’. E’ quello che cerca, sempre.

Come ti sei trovato a lavorare con Pupi Avati? E' stato esigente, difficile, comprensivo?
Comprensivo, e, come ho spiegato in precedenza, anche esigente. Credo che sia giusto così: un regista deve dedicare tempo e attenzione agli attori. Il dialogo regista/attore è fondamentale. Oggi, mi capita spesso di incontrare registi troppo dedicati al mezzo macchina da presa;  molti giovani molto preparati tecnicamente ma che non sanno nulla della materia prima che va in scena: l’attore. Poi per carità, se l’attore è un presuntuoso incapace, va abbandonato a se stesso…però l’attore è un essere fragile, ricordiamocelo sempre! Anche in America che si fa un gran dire, l’attore viene seguito con amore anche dal più grande dei registi.
Tutti questi "milioni di telespettatori" ti sgomentano?
Tutto sommato sì. Stiamo parlando di un’epopea diretta da un grande regista e interpretata da un nutrito gruppo di attori che dimostra ad ogni puntata un talento incredibile.
E quanto ai colleghi, vuoi esprimere una preferenza o non ti vuoi sbilanciare?
Se esprimessi una preferenza sui veterani, e tra questi includo De Sica, Roncato, Ricciarelli, Ferrari, Parenti e Ramazzotti, risulterei indelicato…sui giovani invece mi sbilancio: Alessandro Sperduti è un bravo attore, sensibile e di temperamento. Farà strada.

Parlaci del film che stai preparando
L’Uomo Volante è un cortometraggio, concepito come il prologo di un’opera più grande. Io dico sempre che parla dell’amore analogico. L’amore degli anni ’80, che ormai, per un nostalgico come me, non esiste più. Sarò più preciso, l’amore oggi si sviluppa in altre forme che a me piacciono meno: storie d’amore che nascono e muoiono sui social network, che viaggiano attraverso sms e la scomparsa dei rapporti umani, del contatto nei rapporti sentimentali. Io torno a parlare di un amore analogico: fatto di anche di corse, di appuntamenti rubati sotto un lampione in un tardo pomeriggio d’inverno e biglietti d’amore...insomma quella dimensione lì! Per la realizzazione dell’opera abbiamo il sostegno del Ministero dei Beni Culturali e di alcune sponsorizzazioni tra cui Centrale del Latte di Roma e Filafi Fithu. E’ una storia d’amore ovviamente, che inizia negli anni '80 e finisce ai giorni nostri. Un’epopea familiare - e non aggiungo altro - tascabile, perché anche a me piacciono le storia di famiglia, come al Maestro Avati. Ci saranno molte location, alcune di queste si stanno chiudendo in questi giorni con grande fatica di tutti i nostri collaboratori. Siccome il protagonista della storia, Achille, sono io è molto divertente durante i casting ricercare se stessi tra i bimbi e gli adolescenti di oggi.
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L'Accademia porta il nome di Achille Togliani. Quanto ha inciso la sua personalità nelle tue scelte professionali?
Moltissimo. La sua professionalità e precisione mi hanno, si può dire, segnato. Oggi posso dire che sono diventati una base solida su cui costruire. Papà mi ha formato con la sua dottrina per resistere ai difficili momenti di oggi. Bisogna essere organizzati: papà cronometrava tutti gli spettacoli; puntuali: arrivare in anticipo su una piazza consente di prevedere e risolvere qualunque inconveniente; disciplinati: stare composti alle prove che sono importanti quanto un debutto.
Oggi sono come una canna di bambù che si piega ma non si spezza, perché i suoi suggerimenti e consigli sono ben radicati.
Tuo padre è stato un mito della canzone italiana. Tu canti?
No. Son sempre stato pieno di complessi. Cresciuto dalle suore, suonavo il triangolo e la maestra, suora anche lei, mi diceva fossi stonato. Papà sosteneva il contrario. In ultimo, Lucio Dalla mi raccontava che la stonatura non esiste. Vero. E’ una forma mentale, con l’esercizio si può cantare eccome! Da Bonolis, ospite nel suo pre-serale su Canale 5, settimane fa ho dimostrato che anche io posso esibirmi in un Parlami d’amore Mariù degno dei migliori interpreti…!


(Nella foto di apertura Adelmo Togliani è con Katia Ricciarelli e Vincenzo Failla; nella foto in B/N a sinistra (di Alessandro Pizzi) ancora Adelmo Togliani.
In "Un Matrimonio" ti sei inserito agevolmente nel ruolo che ti è stato affidato?