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ARTE: Extravanguardia 4, Necessità della pittura

25mostralongo2020

Curatore: Gianni Garrera, cordinamento: Pino Purificato / Galleria Purificato.Zero, Associazioni organizzatrici con sede a Mola di Bari: Pro Loco; Associazione Culturale Filatelica Numismatica; Associazione Culturale “ 7 Muse di Apollo”; Associazione Nazionale Carabinieri con il sensibile interessamento dell’Amministrazione Comunale di Mola di Bari per la concessione in disponibilità ed utilizzo delle sale espositive composizione della mostra: ARTISTI CONTEMPORANEI - attuali esponenti del movimento, con opere uniche: Massimo ANTONELLI, Vincenzo BARTOLONI, Carlo CORDUA, Antonio DENTALE Fabio FERRONE VIOLA, Alexander JACHNAGIEV, Michele LONGO, Danilo MAESTOSI,  Silvano PIERSANTI, Roberto SCHIAVONE, Anna SURIANO, Corrado VENEZIANO Francesco ZERO - ARTISTI STORICI - con opere grafiche di: Carla ACCARDI, Franco ANGELI, Gianni BERTINI, Claudio COSTA, Antonio DEL DONNO Lucio DEL PEZZO, Piero DORAZIO, Tano FESTA, Umberto MASTROIANNI, Bruno MUNARI, Achille PERILLI, Mimmo ROTELLA, Mario SCHIFANO - Location: Castello Angioino – sale al primo piano. Mola di Bari - Esposizione:  Inaugurazione e presentazione dell’iniziativa: domenica 13 settembre – fino al 27 settembre 2020 - apertura giornaliera: h. 18,00 – 21,00 - aperture straordinarie: domenica 13, 20 e 27 e lunedì 14, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 18,00 alle 21,00. apertura per visite scolastiche o concordate: su prenotazione.

12mostra mola di bariQuarto appuntamento con una mostra che percorre linee della pittura italiana moderna e contemporanea. Ogni tappa di “Extravanguardia” si confronta, attraverso l’esemplarità dei lavori proposti, con costanti emblematiche delle espressioni dell’arte moderna e contemporanea. L’esplorazione tende a evidenziare delle genealogie di pitture e pittori italiani, come a indicare una sorta di stirpi di poetiche pittoriche, di ascendenti e discendenti, di cui si è perso il collegamento ma che costituiscono un percorso promesso di storia dell’arte. Borges li chiamerebbe: i quadri promessi. Perciò è una mostra non di pittura, ma di pitture, non per una storia della pittura, ma per una storia delle pitture.

La pittura in sé non è mai propriamente arte d’avanguardia. L’avanguardia, di regola, non dovrebbe avere analogie storiche, è senza genealogie, rinuncia alla genealogia, né costituisce una genealogia. Quando non si riconosce nella rappresentazione la direzione poetica di una linea, non ci si può collegare in modo necessario al passato.

Essere esterni all’avanguardia significa, invece, ammettere parentele, affinità, progenitori estetici, accettare di essere epigoni.

Ognuno porta su di sé la maniera delle esperienze di un’intera specie di artisti, ereditata anche senza bisogno di contatto, di formazione o di comune esperienza, anche semplicemente per somiglianza.

La mostra può allineare intuizioni formali chiare e distinte accanto a volute deduzioni oscure e indistinte, l’evidenziazione della materia e dell’immanenza fisica della pittura, le sapienze pittoriche, il contrasto tra la resistenza nella realizzazione della forma ideale e la tendenza alla liberazione della forma, oppure una pittura organizzata secondo soluzioni seriali, magari con perizia e zelo artigianali, o una pittura epidermica, ancora gestuale, che ha imparato all’infinito da Kafka le modalità della disperazione moderna di “sbracciarsi”.

Pur prediligendo l’aura delle astrazioni, non viene dato il dogma del ripudio assoluto alla figurazione, perché restano, anche

nella pittura più informale, gli spettri figurativi, ossia permane una relazione, anche fantastica o fiabesca, con i fantasmi dell’immagine. Comunque la mostra affronta una linea di arte rappresentativa che di certo non adotta né abbraccia poetiche concettuali né di relazione. Pur nelle differenze di pitture siamo di fronte alla pittura esclusivamente pitturata, senza condizioni o ibridazioni, né appendici o messe in scena.

Certamente il non ricorrere a surrogati, a processi, a soluzioni alternative, né a valori extrartistici, ma l’affidarsi al solo dipingere, divengono l’occasione per confrontarsi esclusivamente con il quadro secondo una fede nella pittura.

Si racconta che Cézanne, davanti alle Nozze di Cana di Veronese, avesse affermato che l’acqua viene tramutata in vino come il mondo viene tramutato in pittura. La natura, il mondo, la vita non sono che acqua, per tramutarle in vino bisogna dipingerle.

Ma ogni miracolo, anche un miracolo pittoresco, presuppone fede, pertanto anche la pittura richiede fede prima che opere (mentre un’arte non pittorica è sempre scettica). Se si giudicasse l’arte non dalle opere ma dalla fede nella pittura, avremmo un criterio paradossale e bisognerebbe costruire una mostra sulla pittura secondo la giustificazione che verrebbe dalla fede pittorica, non dalle opere dipinte. (by Gianni Garrera)