Il film è stato girato in 3 periodi proprio perché il regista voleva far percepire le stagioni e far sentire l'energia della natura, del tempo e del suo scorrere. I tre tempi sono anche rappresentati nei 3 cerchi trinitari dentro la storia del film. Luoghi impervi e location (numerose, oltre 20!) mai apparse prima sul grande schermo sono un unicum. Sul set sono successe cose incredibili, che oggi sono impresse e immortalate nei fotogrammi del film, diversi infatti i fuori copione: un cane che entra in scena e l'attore che interagisce senza che il regista intervenga per pronunciare 'Stop', persone che hanno lavorato al film e che hanno scoperto di avere una grave malattia dopo la prima proiezione al pubblico hanno superato bene l'intervento. Non sapremo mai se è stata pura coincidenza o meno, ma la cosa certa è che la visione di questo film trasmette una sensazione di benessere interiore, un'energia che si percepisce anche dai colori e dal loro effetto spirituale appositamente studiato dagli esperti e per il beneficio sull’inconscio dello spettatore. Nel film simbolicamente c'è una coccinella che esce dal libro mentre il protagonista è assorto dalla lettura di Ezechiele, così come nell'incredibile scena finale, quando Joachim anziano chiude gli occhi per lasciare la vita terrena, nello stesso istante, una farfalla vola sopra la sua testa tonsurata. Ecco alcune sezioni su ciascuna categoria.
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Francesco Turbanti è un attore che in questo film interpreta il suo personaggio con una semplicità e profondità spiazzante. Francesco non recita soltanto con le labbra, ma interpreta il personaggio dalla testa ai piedi, mentre cammina scalzo tra i boschi o sulla terra cocente per il caldo. Francesco ha fatto un periodo di training con il regista per studiare ill personaggio e plasmare dentro di sè lo spiritio del personaggio, così come fanno molti attori di Hollywood.
Il regista volveva che avesse cura dei minimi particolari e Turbanti è riuscito a esprimere degli stati d'animo anche con le mani, grazie a un particolare studio della spiritualità gestuale e della psicologia del gesto.
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L'Attore non protagonista
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G-Max, come tutti gli altri attori, ha eseguito una vera tonsura per interpretare un monaco dell'ordine cistercense e ha così interpretato il ruolo del temibile Frate Galfredus De Clairvaux, ossia Goffredo d’Auxerre, teologo francese dell’Ordine Cistercense, già segretario di Bernardo di Chiaravalle (Dottore e Padre della Chiesa). Galfredus è il vero antagonista nel film, poiché - come scoperto di recente - è intervenuto nei più alti livelli della diplomazia per colpire l’immagine di Joachim. G-Max è un attore che riesce a spargere un'energia interiore potente e a catturare sin da subito lo spettatore.
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Elisabetta Pellini, con una pesante corona sulla testa nel ruolo della Regina Costanza d'Altavilla, splende con tutta la sua profondità umana e spirituale. Nel canto III del Paradiso Dante Alighieri scrisse così di questo personaggio, "Quest'è la luce della Gran Costanza". Elisabetta riesce a calarsi nell'Imperatrice madre di Federico II in modo davvero intenso: sguardi, espressioni, respiri e pause valgono più di mille parole toccando nel profondo.
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L'Attrice non protagonista
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Ilaria Barra, per la prima volta in scena, ha interpretato due ruoli: la Giovane Contadina che s'incontra/scontra con il protagonista (da cui riceve in dono un fiore) nonché la Figura Angelica sospesa nell'intercapedine di mondi paralleli (un'entità intermedia tra il mondo divino e quello umano). Per conferire maggior realismo alla scena di apparizione (TC 07:07) anziché usare il green screen e un'ambientazione scenica finta, Ilaria è stata praticamente immersa nell'acqua per alcune ore, dimostrando bravura, resistenza e profondità.
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Jordan River è uno dei pochi giovani produttori coraggiosi. I film in costume e ambientati nel medioevo si contano con le dita della mano, proprio perché complessi e, soprattutto, costosi. Per un film di questi tipo necessitavano almeno 10 milioni di ero, Jordan è riuscito a realizzarlo con circa il 25%, grazie a un lavoro di ottimizzazione e contenimento dei costi, a inventiva creativa/narrativa, alla gestione del workflow sotto il diretto controllo della produzione con la supervisione costante di tutte le voci e le azioni realizzative, mantenendo così standard qualitativi comunque elevati senza rinunciare all'innovazione tecnologica. Per riuscirci ha fatto mettere nei contratti una citazione per ricordare costantemente che si stava dando vita a qualcosa di importante, ma con un budget non hollywoodiano e che tutti dovevano dare il massimo senza essere eccessivamente costosi.
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Gianni Mammolotti è un poeta della luce. La fotografia di questo film è qualcosa di unico. La sapiente gestione della luce ha reso il film denso di atmosfere. Per conferire misticismo e bellezza gli bastavano poche candele. L'energia spirituale è già nell'immagine di tutti i fotogrammi che sembrano delle tele. L'occhio di Gianni è addestrato per captare al volo la giusta luce sul set. In una recente intervista ha raccontato com'è nata per lui la passione della fotografia: "da piccolo osservavo la luce delle persone e quando vedevo che alcune avevano una 'brutta luce' addosso, dentro di me pensavo a come quelle persone potevano invece illuminarsi con una luce diversa, conferendo loro quindi una nuova e migliore dimensione sia estetica che di stato d'animo interiore".
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Il VFX Supervisor Nicola Sganga in Italia è un fuoriclasse e in questo film, anche lui, ha dato il massimo di sé. La categoria FX di questo film è rientrata nella Shortlist tra i migliori 15 film per gli effetti visivi. Il regista oltre agli FX più consueti voleva spingersi al massimo con la presenza di un drago a sette teste per il finale del film. Un drago con tante teste mai era stato realizzato prima al cinema, neppure nella produzione americana "Il Trono di Spade". Nicola ci è riuscito, usando tra l'altro, per la prima volta in Italia, software mai utilizzati prima in una produzione cinematografica.
[ VFX Breakdown ]
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Massimiliano Bruno e Salvo Di Bella sono riusciti anche loro con questo film a rientrare nella Shortlist tra i migliori 15 film per le acconciature. Entrambi i parrucchieri hanno fatto un grande lavoro: per le acconciature si doveva scegliere se usare le calotte e i girelli finti o fare invece un lavoro creativo e naturale procedendo a tonsure vere e proprie. Alla fine il regista ha preferito la seconda opzione e la qualità non teme confronti.
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Alessio Focardi come montatore si è trovato in una sfida difficile ma ben riuscita. Affiancato dal regista, Alessio è riuscito a montare il film seguendo la sovrapposizione dei tre livelli narrativi, così come richiesto da regia e sceneggiatura, per ispirarsi alle tre ere, o tre tempi. L'Era del Padre (per ciò che è accaduto), l'Era del Figlio (quello che sta succedendo ora), l'Era dello Spirito (ciò che dovrà manifestarsi). Volutamente all'inizio il film segue un ritmo lento, proprio per preparare lo spettatore all'ascolto e a una fase di contemplazione, per trasferirgli così tante informazioni su un piano inconscio (in 90 minuti accadono molte cose); nella prima parte per un pubblico meno attento potrebbe sembrare che non succeda nulla, ma nella seconda poi succede di tutto! Grazie al sapiente montaggio, il film si snoda avanti e indietro nel tempo e nello spazio mentre illumina i percorsi e il pensiero del monaco del XII secolo.
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La Sceneggiatura originale
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Ha vinto già a Londra come miglior script. Un'opera preziosa che racchiude sentimento, saggezza, spiritualità, esegesi, storia, fantasia, immaginazione, poesia.
Michela Albanese (scrittrice, sceneggiatrice e giornalista iscritta all'albo nazionale) oltre che dal regista è stata affiancata dalla medievista Valeria De Fraja e dal noto scrittore e filosofo Andrea Tagliapietra.
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Jordan River, dopo diverse regie di opere audiovisive, con esperienze anche all’estero, decide di dirigere il suo primo film pensato appositamente per il cinema puntando sull'altissima risoluzione 12K. Ne Il Monaco che vinse l’Apocalisse é riuscito a coniugare innovazione tecnologica, creatività, contenuto, impatto emotivo e, soprattutto, spirito di gruppo: le oltre 200 persone coinvolte nel film Jordan le ha trattate come una famiglia; sul set e in tutte le fasi realizzative diceva che ognuno ha nel profondo una dimensione spirituale, e che bisogna soltanto consentire che essa si manifesti. Nell’ultima scena, dopo che il protagonista ha chiuso gli occhi per il passaggio verso l'aldilà, una farfalla si libra vicino a lui nell’aria. Non è un FX realizzato al computer, ma un evento che si è realmente manifestato durante le riprese. In diverse culture, ma anche nel cristianesimo, la farfalla simboleggia il ciclo vitale della vita, con il passaggio della morte fisica e della successiva rinascita. Una coincidenza con una probabilità su un milione che quella farfalla si trovasse proprio lì in quel preciso istante. Una coincidenza, un segnale, oppure guida di un regista che ha consentito a ciascuno di liberare la propria dimensione spirituale.
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Il Monaco che vinse l'Apocalisse è un film diverso, necessario e originale. Unica pellicola ambientata nel Medioevo in concorso al David di Donatello 2025. Primo film italiano girato in 12K, primo e unico film su una figura importante come Gioacchino da Fiore che ha ispirato grandi pensatori, tra cui Dante per la Divina Commedia, e che è tornato di recente alla ribalta con la citazione di Papa Francesco, che lo ha indicato come esempio in questo momento così difficile che il mondo sta vivendo. È un film sulla speranza, già il titolo rimanda a questo. Un film di contenuto, che parla all'animo umano e si rivolge alle persone sensibili. Un film che dopo averlo visto non lascia indifferenti.
Un mix tra storia, spiritualità, sogno e poesia. Un viaggio tra profezia e sentimento.
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