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Dal 2 luglio “GLI ANNI AMARI” di ANDREA ADRIATICO arriva in sala

La storia di un ragazzo geniale chiamato Mario (Mieli). O se preferite: Maria. Gli “amari” anni 70 e l’ “amaro” anno 2020 si incontrano…11ANNIAMARIPOSTER

Dopo settimane di pellicole e serie in streaming, gli appassionati hanno voglia di ritornare al cinematografo. Con il graduale allentamento delle restrizioni, in Europa anche i cinema stanno lentamente riprendendo le attività dopo settimane di chiusura causa coronavirus, per la gioia degli appassionati: in Spagna e Grecia già vanno forte le proiezioni all’aperto e i drive-in.

In Italia, in attesa delle arene, i  cinema stanno lentamente riaprendo: una ripartenza timida, ma di buon auspicio. Anche per sconfiggere la paura.

È in questo contesto che - dopo la già annunciata data del 12 marzo (poi rimandata a causa del confinamento) - Gli anni amari arriva in sala! Il nuovo film di Andrea Adriatico uscirà il 2 luglio, distribuito da I Wonder Pictures. Intanto al cinema Beltrade e al cinema Centrale di Milano, nel frattempo si stanno definendo le sale delle altre città, ma non solo:  arene ed eventualmente drive-in.

Non poteva che essere la biografia dell’icona del movimento lgbt italiano, Mario Mieli, controverso pioniere della sessualità oltre gli schemi e cantore della fisicità del corpo e dei contatti, a inaugurare il ritorno al cinema italiano dopo i mesi di chiusura.

E così, gli “amari” anni 70 e l’ “amaro” anno 2020 si incontrano in un vero evento, dopo una entusiasmante anteprima nella serata di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma 2019.

Con il suo quinto lungometraggio, Adriatico rilegge gli anni 70 attraverso la vita di uno dei suoi protagonisti più originali ed estremi: Mario Mieli, attivista del nascente movimento omosessuale, intellettuale, scrittore, performer, morto suicida a 30 anni nel 1983: una vita brevissima ma intensa.

GLI ANNI AMARI

Un film di Andrea Adriatico

Prodotto da L’Altra Cinemare con Rai Cinema

in collaborazione con Pavarotti International 23 srl

con il sostegno del MiBAC Direzione Cinema

con il contributo di Emilia Romagna Film Commission e Apulia Film Commission

CAST ARTISTICO

Nicola Di Benedetto (Mario) | Sandra Ceccarelli (Liderica, la madre) | Antonio Catania (Walter, il padre) | Tobia De Angelis (Umberto Pasti) | Lorenzo Balducci (Giulio, uno dei fratelli) | Giovanni Cordì (Piero Fassoni) | Francesco Martino (Corrado Levi) | Davide Merlini (Ivan Cattaneo)

CAST TECNICO

REGIA: Andrea Adriatico

SOGGETTO E SCENEGGIATIURA: Grazia Verasani, Stefano Casi, Andrea Adriatico

FOTOGRAFIA: Gianmarco Rossetti

MONTAGGIO: Chiara Marotta

SCENE E COSTUMI: Andrea Barberini, Giovanni Santecchia

UNA PRODUZIONE: L’Altra Cinemare, con Rai Cinema

IN COLLABORAZIONE CON: Pavarotti International 23 srl

CON IL SOSTEGNO DI: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale Cinema

CON IL CONTRIBUTO DI: Emilia-Romagna Film Commission e Apulia Film Commission

SCHEDA TECNICA

Anno di produzione: 2019; Genere: Biografico; Nazionalità: Italiana; Durata: 112’; Formato: 2,39:1 Full Hd; Supporto di ripresa: HD; Supporto di proiezione: DCP; Audio: Stereo; Lingua originale: Italiano

SINOSSI

Il film ripercorre la vita e i luoghi di Mario Mieli, tra i fondatori del movimento omosessuale nostrano nei primi anni 70. Nato nel 1952 a Milano e morto suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma soprattutto pensatore e innovatore dimenticato. Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto complicato con il padre Walter e la madre Liderica.

La pellicola ne segue i passi a partire dall’adolescenza al liceo classico Giuseppe Parini di Milano. La gioventù e la vita notturna sfrenata, quando ancora omosessualità era sinonimo di disturbo mentale. Il viaggio a Londra e l’incontro fondamentale con l’attivismo inglese del Gay Revolution Front.

Il ritorno in patria e l’adesione al “Fuori!”, prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano- La fondazione dei “Collettivi Omosessuali Milanesi” e la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale. La popolarità mediatica ma anche le turbe mentali.

Mario è protagonista assoluto, attorno al quale gravitano nomi e volti di amici e compagni che, con lui, hanno contribuito a cambiare la storia: Corrado Levi (architetto, docente, artista), Piero Fassoni (pittore), Ivan Cattaneo (cantante), Angelo Pezzana (fondatore del primo movimento omosessuale italiano, il “Fuori!”), Fernanda Pivano (scrittrice e traduttrice), Milo De Angelis (poeta), Francesco Siniscalchi (massone che denunciò Licio Gelli e la P2). Fino all’intensa e sofferta storia d’amore con il giovanissimo Umberto Pasti, futuro scrittore.

NOTE DI REGIA

Gli anni amari è l’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70. È anche la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava. Gli anni amari è tutto questo, o almeno cerca di esserlo.

Mieli era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e quella in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo; la solitudine di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere a dispetto di tutto e tutti, e la solitudine in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, a soli 30 anni, ha deciso di togliersi la vita.

Gli anni amari sono tutto questo.

Sono gli anni in cui tutto sembrava possibile e non lo era.

Sono gli anni lontanissimi del nostro passato recente.

Sono gli anni di un ragazzo che ha vissuto – con la sua aliena dolcezza – l’amarezza di un’esistenza simile a quella di nessun altro.

Si chiamava Mario.

O, se preferite, Maria.