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GINEVRA BARBONI, REGISTA e SCENEGGIATRICE, in PAUSA QUARANTENA, RACCONTA

Si trova a Roma, Ginevra Barboni, figlia (e nipote) d’arte, regista, autrice, direttore della fotografia e fotografa, ed ha accettato di rispondere alle nostre tre domande “facili facili”. Ginevra ha vinto innumerevoli premi internazionali con lo splendido cortometraggio opera prima, “La vita che ti aspetta, realizzato come autrice, produttrice e regista, insieme al collega ed amico Tommaso Maggi; protagonista una straordinaria Giulia Lazzarini. Apprendiamo che è in preparazione un nuovo corto, originalissimo, ma fino alla fine delle restrizioni non si potrà andare avanti con il lavoro.

25ginevfraalbert Domandiamo: come trascorri la quarantena?

“Cercando di trasformare questo tragico momento in un’opportunità. Mi sembra fondamentale far sì che i giorni trascorsi in casa non siano tempo perso ma un’occasione per lavorare su se stessi e, se possibile, cercare di uscirne migliori. Credo davvero che il surplus di tempo che ci siano involontariamente trovati ad avere a disposizione vada sfruttato nel migliore modo possibile per farci trovare preparati quando sarà tutto finito e torneremo alle nostre vite, ai nostri ritmi e a tutto quello che ci sarà da ricostruire.

In virtù di questo, oltre a continuare a lavorare da remoto con il direttore della fotografia Aniello Grieco, mio caro amico, con cui sto portando avanti un nuovo lavoro (un cortometraggio che scritto a quattro mani con mio padre), dedico gran parte delle mie giornate a tutto quello a cui non sono riuscita, in precedenza, a destinare il tempo e le energie che avrei voluto.

“Mi riferisco, in primo luogo, alla visione di film e serie tv che mi ero persa e alla lettura e all’ascolto di romanzi e di saggi. Ho poi ripreso finalmente, anche attraverso podcast o audiolibri, lo studio o l’approfondimento di tante tematiche che mi hanno sempre interessata. Un esempio, per tutti: “Scuole di filosofie” di Maura Gancitano e Andrea Colamedici. Il tutto, naturalmente, amalgamato con momenti più leggeri, come quelli dedicati ad Albert, il canetto di casa: coccole a profusione, rincorse sfrenate nel salotto, tolettatura non sempre apprezzata dal diretto interessato nonchè una produzione pressoché infinita di fotografie e filmini che lo ritraggono. Non mancano poi dei full immersion in cucina nel corso dei quali, magari ispirata dalle lezioni in rete di Massimo Bottura o Iginio Massari, mi cimento nella preparazione di manicaretti che hanno finora incontrato il gradimento del resto della famiglia. Infine, da brava sportiva, continuo, con costanza, a dedicarmi all’attività fisica, alternando i tutorial della mia insegnante di yoga agli allenamenti del Nike Training Club.

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È stata (ed è ancora) dura?

“La situazione è stata, a tratti, psicologicamente molto impegnativa. Ma parlare di durezza in un contesto che, solo nel nostro Paese, continua a vedere centinaia di morti al giorno mi pare onestamente eccessivo. Non fosse altro per il rispetto dovuto alle tante vite spezzate e al dolore che tante altre persone hanno provato e continuano a provare. 

“Questo non toglie che, soprattutto nelle primissime settimane, ci siano stati momenti di grande angoscia e preoccupazione, quando cioè abbiamo avuto modo di capire che non solo che eravamo tutti in pericolo ma che, ognuno di noi, era diventato un potenziale pericolo per le persone vicine! Ho pensato, ovviamente, in primo luogo ai miei genitori ma poi, a cascata, a tutte le persone a me care, in particolare a quelli con congiunti più a rischio perchè immunodepressi o residenti nelle zone rosse del Paese. Senza contare l’apprensione per alcuni miei carissimi amici che, da giovani medici, si sono ritrovati proiettati nel cuore del ciclone.

Che cosa ti manca di più?

“Mi mancano indubbiamente molte cose. Ma in particolar modo due. La prima è, senza ombra di dubbio, la frequentazione dei miei amici. È senz’altro vero che la tecnologia ci sta aiutando tantissimo (Santi subito chi ha inventato i vari Zoom, Houseparty e le videochiamate in generale!) ma nulla di tutto questo è neanche lontanamente paragonabile al contatto umano: al ritrovarsi e abbracciarsi, al mangiare o bere qualcosa insieme, al poter avere un confronto vis à vis. 

“La seconda è il cinema e la sua fruizione “immersiva”: i suoni ovattati prima dell’inizio della proiezione, lo spegnimento delle luci, l’odore di popcorn e polvere di alcuni cinema più vecchiotti, la sensazione del suono che satura lo spazio, la percezione della presenza degli altri spettatori e le loro reazioni. Insomma, un po' tutte quelle cose che perpetuano la magia del cinema in sala. 

“A rendere ancora più dolente questo tasto è il fatto che, per il momento, come anche per i teatri e gli auditorium, non si sta neanche parlando di una riapertura. Si ipotizza possa avvenire per la fine dell’anno e questo mi preoccupa moltissimo perché, già prima che si scatenasse questa tragedia, erano state tante le sale cinematografiche e i teatri che avevano chiuso definitivamente i battenti. Per carità, giudico le misure assunte finora sacrosante e imprescindibili. Tuttavia, mi domando in quanti riusciranno, in assenza di un concreto sostegno, a riaprire dopo mesi di totale chiusura e farò il possibile perché questo settore ottenga l’attenzione che merita, convinta come sono che ogni cinema, ogni teatro, ogni luogo di cultura che chiude rappresenta una ferita insanabile sia per la mia generazione che per quelle che verranno.

Hai consigli da dare agli amici del cinema, del giornalismo, della tv e dell’arte? 

“Trent’anni non è l’età giusta per dare consigli. Incoraggiamenti sì, quelli cercherò di dispensarne a piene mani, soprattutto ai tanti che lavorano dietro le quinte e che stanno soffrendo in modo particolare questa situazione. Quanto ai consigli, non solo sono disponibile a riceverne ma ne solleciterò io stessa alle persone che stimo di più”.

(Nelle foto Ginevra Barboni insieme al bellissimo Albert)