HAVANA KYRIE: LE NOTE DI REGIA DI PAOLO CONSORTI
Proponiamo ai Lettori le Note di Regia di Paolo Consorti (nella foto), che ha diretto Havana Kyrie, il film con Franco Nero che verrà presentato a Roma l'8 novembre e sarà presto nelle sale italiane.
NOTE DI REGIA
Due diverse culture, una sola anima
Credo profondamente che tutte le culture del mondo abbiano una sola anima. Se si incontrano con amore possono vivere insieme felici. Havana Kyrie vuole ribadire questa semplice verità: tante voci, diverse e dissonanti per un solo canto, una sola armonia, una sola anima.
Un nemico invisibile
Tutto nasce da un grillo. Una vicenda reale appresa per caso. Un grande maestro come Benedetti Michelangeli, durante un suo concerto, abbandona il palco senza apparente motivo. Si saprà che il canto di un grillo lo disturbava durante l’esecuzione al pianoforte. Ebbene, ho pensato che potesse essere una storia da sviluppare, che ci ricorda come l’ossessione per l’eccellenza, sul terreno della vita possa divenire un limite, un terribile nemico annidato in noi stessi, che rischia di privarci di umanità e sentimento.
Il mio maestro
Ho iniziato ad immaginare un maestro, un direttore d’orchestra rossiniano, superbo ed intransigente, tanto impeccabile per quanto burbero. Ho pensato all’attore perfetto, Franco Nero! Nel suo sguardo ho cercato durezza e fragilità. Un’anima contrastata, divisa tra il delirio d’onnipotenza che gli sbarra persone e mondi diversi, e l’imprevedibile vulnerabilità che la fa cadere davanti ad un piccolo insetto.
Il suo essere fragile, nasce infatti dall’ingenuo integralismo che non gli consente di ignorare un flebile suono dissonante durante un suo concerto. Da questa assurda vicenda scaturirà la rovina di un’impeccabile carriera, ma sarà una caduta che, dopo averlo portato nel punto più basso, si trasformerà in un’esperienza che gli farà guardare il mondo con occhi nuovi.
La musica
Se l’animo problematico del maestro è il centro della narrazione, la musica ne accompagna lo sviluppo in un crescendo che forza i limiti di un’armonia perfetta verso la fusione con nuovi ed inaspettati temi e ritmi. La musica di Rossini, seguendo i passi e le vicende del maestro, sconfina nell’estro libero del ritmo cubano, così anticlassico nei timbri e nelle atmosfere. Quando il direttore, costretto ad accettare l’incarico di dirigere un coro di bambini cubani - interpretati dal vero Coro National de Cuba - atterra sull’isola, si troverà costretto, tra vicende ed incontri, a scavare dentro se stesso, a ribaltare la sua anima e la sua musica che diviene come un altro personaggio, una sorta di ombra o alter-ego che amplifica attraverso il suono le emozioni del protagonista.
Nascere, morire e rinascere
Tutto in questa vita! Il protagonista, ormai invecchiato e chiuso in se stesso, subisce una trasformazione inaspettata. Sarà un fattore esterno a causare questo suo cambiamento, ma l’amore inespresso che porta dentro, è tutto suo. E’ proprio su questo concetto che si basa la storia: in ogni tempo, in ogni luogo, siamo gli assoluti artefici della nostra “Rinascita”. Un aspetto che mi interessa profondamente, è quello di trovare il “Lato spirituale” dell’individuo. Il protagonista ha un’opportunità di salvezza, che deve saper cogliere nel corso della storia.
Filmare come dipingere
Dipingo da sempre. Non posso pensare di realizzare un film senza cercare di imprimervi la stessa unicità dell’opera su tela; questo passaggio da un’immagine sintetica, irripetibile, ad un’opera che abbia un “tempo ed un suono”, fatto di parole e musica, è come una trascrizione che richiede di costruire la narrazione con la stessa sapienza compositiva del pittore.
Voglio che il mio maestro sia il ritratto di un uomo solo, triste, come un sovrano dipinto dal Tiziano. Voglio che il figlio ritrovato, sia il suo tempo perduto. Voglio che le sue amanti siano l’amore trattenuto. Voglio, infine che i bimbi del coro cubano siano come angeli raffaelleschi arrivati in suo soccorso. Voglio raccontare 100 minuti da appendere in un museo o affrescare una pala d’altare, che abbia un “tempo ed un suono”.
Colori e forme
Il senso di raccontare una storia che abbia due sapori contrapposti, è già nel titolo “Havana Kyrie”, il Kyrie Eleison di Rossini versione cubana. Ma i sapori contrari dei due mondi hanno anche bisogno di un distinguo cromatico e compositivo. La sobrietà dei colori e l’equilibrio delle forme di Raffaello, in una Pesaro elegantemente temperata, contro l’euforia afro-surreale di un’Havana sorprendentemente ricettiva. Trovare un direttore della fotografia come Dario Germani, è stato come avere un “traduttore” capace di trasportare l’immagine, dalla tela alla pellicola.
L’idea, concepita con lo stesso Franco Nero e ristrutturata nella sceneggiatura con Alfredo Mazzara, mi consente di rimanere concentrato sull’unicità dell’opera. Il delicatissimo compito della composizione è garantito dal premio Oscar Gianni Quaranta. Gli amici del protagonista, come Jorge Perugorria e tutti gli altri, sono il perfetto contrappunto per un viaggio fusion da scoprire. (Paolo Consorti)
(Foto autorizzata da Paolo Consorti)