INDIMENTICABILE ALIDA
Presentazione del numero monografico del nr. 586 della Rivista Bianco e Nero al Cinema Trevi di Roma
di Claudio Manari
Il 28 febbraio scorso alla sala Trevi si è svolto un incontro per la presentazione del numero 586 di «Bianco e Nero» rivista quadrimestrale di pregevolissima fattura interamente dedicato alla figura di Alida Valli, «l'attrice più amata dagli italiani», come già ricordò Dino Risi.
Ciò che si legge sul programma della serata, che ha compreso la proiezione di due film dell’attrice, Piccolo mondo antico di Mario Soldati (1941) e Siamo donne di Alfredo Guarini, Gianni Franciolini, Roberto Rossellini, Luigi Zampa, Luchino Visconti (1953), descrive bene la carriera straordinaria di Alida Valli, dall'Italia a Hollywood e poi attraverso l'Europa, all'insegna della ecletticità e della disponibilità al cambiamento: da "fidanzatina degli italiani" a protagonista del cinema d'autore, a sorprendente perfida maliarda nelle performance di genere degli ultimi anni», come ha scritto Oriana Fallaci, «la sua storia è in fondo la nostra storia: fascismo e telefoni bianchi, dopoguerra e processo Montesi, sconfitte e fughe in America a cercar nuova vita».
Dunque omaggiare Alida Valli significa in un certo senso ripensare la nostra storia, esplorare le molteplici forme delle identità sue e nostre, cercando di districarsi nel garbuglio dei fili simbolici della matassa storica. La sua vicenda, inoltre, si intreccia con quella del Centro Sperimentale di Cinematografia: l'attrice infatti entrò al (neonato) CSC ottant'anni or sono. e proprio alla Biblioteca Chiarini del Centro Sperimentale è stato affidato l'archivio privato dell'attrice. Il Fondo Alida Valli rappresenta per gli storici un'occasione eccezionale, perché permette di recuperare e di incrociare una grande quantità e qualità di fonti per rivisitare la carriera di Valli e studiare per la prima volta aspetti della sua vita e del suo divismo, che finora erano rimasti sconosciuti o inaccessibili ai ricercatori: la corrispondenza degli ammiratori costituisce una fonte straordinaria che di nessun'altra attrice italiana è attualmente disponibile.
Impossibile per il sottoscritto condensare in un articolo l’intera carriera di Alida Valli, ma tenterò ugualmente l’impresa in una estrema sintesi cominciando col dire che Alida era una attrice dotata di una notevole sensibilità interpretativa (e i suoi 120 film lo dimostrano ampiamente) e di una bellezza malinconica e sofisticata che, per oltre sessant'anni ha dimostrato un talento e uno stile davvero rari, impersonando ruoli di grande spessore che hanno reso famosissimi il suo volto dolce e mesto, come la delicatezza e il garbo della sua recitazione.
Alida Maria Laura Altenburger, baronessa di Marckenstein e Frauenberg, nacque a Pola, in Istria, il 31 maggio 1921. Dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia esordì ancora adolescente nel film "I due sergenti" (1936) di Enrico Guazzoni,
Curiosamente, riguardo al nome d’arte, pare che Alida lo scelse consultando a caso l'elenco telefonico…
Il successo giunse nel 1939, con due commedie del genere dei "telefoni bianchi", entrambe dirette da Max Neufeld, quali "Mille lire al mese" e "Assenza ingiustificata". Famosa in seguito resterà la scena in cui, in "Stasera niente di nuovo" (1942) di Mario Mattoli, intona la celebre e malinconica canzone "Ma l'amore no", grande successo dell'epoca.
Alida Valli ribadirà il suo inconfondibile talento drammatico con il personaggio della sommessa Luisa nella trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Fogazzaro, "Piccolo mondo antico" (1941) di Mario Soldati. Successivamente interpretò con struggente intensità la tragica eroina sovietica protagonista del dramma in due parti "Noi vivi - Addio, Kira" (1942) di Goffredo Alessandrini, accanto a Fosco Giachetti e Rossano Brazzi.
Nel dopoguerra tentò la via del divismo internazionale, ma non senza delusioni: nel 1947 venne diretta da Alfred Hitchcock nel thriller "Il caso Paradine" (The Paradine Case), e l'anno successivo da Carol Reed ne "Il terzo uomo" (The Third Man), con Joseph Cotten e Orson Welles. C’è da dire che Alida sciolse volontariamente il contratto con il produttore David O’Selznick che la aveva scritturata per sette anni, perché non si ritrovava a suo agio con le regole e le tempistiche dell’industria Hollywoodiana che trattava i suoi divi come tante marionette prive di personalità.
Nel 1954 ottenne vasti consensi grazie alla sua sofferta interpretazione della contessa Serpieri in "Senso", di Luchino Visconti, elegante e cupo melodramma in costume che rappresentò un'occasione fondamentale per la sua carriera artistica. In questo ruolo ebbe infatti l'occasione di dimostrare appieno il suo grande stile e il suo straordinario potenziale drammatico.
Dal 1956 affiancò alla sua intensa attività cinematografica, che dopo qualche anno si fece decisamente sporadica, sempre più frequenti lavori teatrali, che le diedero modo di raffinare le notevoli capacità espressive. Tra le sue interpretazioni teatrali più intense si ricordano quelle ne "La Venexiana" di Anonimo del Cinquecento (1981), "La fiaccola sotto il moggio" di Gabriele D'Annunzio (1983), e "Improvvisamente l'estate scorsa" di Tennessee Williams (1991).
La Valli fu memorabile in alcuni film horror tra i quali ricordiamo i due girati per la regia di Dario Argento, Suspiria ed Inferno, dimostrando che non temeva di apparire in ruoli terrificanti e certo ben lontani dal candore degli esordi.
Le due ultime occasioni cinematografiche di livello le vengono offerte da Bernardo Bertolucci, con "La strategia del ragno" (1971) e "Novecento" (1976).
Nel 1997 ricevette un Leone d'oro al Festival di Venezia, meritato contributo per un'attrice dotata di uno straordinario talento, e di una qualità davvero rara nelle dive nostrane, ossia una grande classe. Alida morì a Roma il 22 aprile 2006.
Ecco chi era Alida Valli, una donna che nella vita privata ha cercato sempre di salvaguardare la sua intimità e come ha recentemente ricordato il nipote Pierpaolo era una donna d’altri tempi, di classe, eleganza e pudore unici e difficilmente reperibili al giorno d’oggi.
Gli ospiti presenti alla serata, Pierpaolo De Mejo, Mariapia Comand, Lucia Cardone con l’intervento moderato da Alfredo Baldi, hanno illustrato al pubblico le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di questo splendido numero della rivista e hanno analizzato i vari saggi in essa contenuti.
In particolare, Pierpaolo De Mejo, nipote di Alida, figlio del primogenito dell’attrice, il compianto Carlo De Mejo, che ci ha prematuramente lasciati lo scorso anno, ha sottolineato come la nonna avesse nel tempo conservato tutti i ricordi della sua vita privata e della sua carriera non senza trascurare quelle qualità di riservatezza che ne hanno sempre contraddistinto il modo di vivere.
Pierpaolo De Mejo, ha ricordato inoltre le attenzioni che la nonna aveva nei confronti dei suoi fans, rispondendo sempre alle lettere che riceveva, soprattutto nel periodo della guerra, identificando in molti casi le sue vicende personali con quelle di chi le scriveva, dimostrando una enorme sensibilità di carattere che accompagnava la profonda tristezza delle sue vicende private. Tale attenzione, in parte, certamente calò nel corso degli anni, non certo per una minore sensibilità da parte dell’attrice, ma per l’avanzare dell’età che le imponeva dei ritmi più tranquilli.
Alfredo Baldi, in una splendida introduzione, ha tracciato i caratteri salienti della carriera dell’attrice e della sua tanto ingenua sullo schermo nei primi ruoli della sua carriera, quanto risoluta e di forte volontà nella sua vita quotidiana.
Mariapia Comand, direttrice della rivista, ha dunque esplicitato le motivazioni che hanno portato a dedicare un intero numero alla figura di Alida Valli che nella sua opinione, certamente condivisa da tutti, ha nel corso della sua carriera lunga 66 anni, ha accompagnato il corso della storia e del costume in Italia e in Europa rinnovandosi continuamente e rimanendo sempre perfettamente in armonia col tempo stesso nel quale viveva.
Nel corso della serata il maestro Ciro Cellurale, artista internazionale e grande ammiratore di Alida Valli, ha donato a Pierpaolo De Mejo un ritratto in bianco e nero della nonna realizzato a matita che la rappresenta in una delle sue foto più belle e significative.
Il sottoscritto ed il maestro infatti, erano molto legati alla famiglia di Alida Valli, in particolar modo al figlio Carlo De Mejo che è prematuramente scomparso lo scorso anno e che tutti ricorderanno come bravissimo interprete di un film cult “ L’etrusco uccide ancora “ e dunque il maestro con questo piccolo ma sincero presente, ha voluto sottolineare l’affetto che per tale famiglia ha sempre nutrito .
Un grande merito va quindi riconosciuto al CSC ed agli studiosi che hanno preso in carico e valorizzato questo immenso patrimonio di documenti testimoni della storia e del costume italiano, europeo ed internazionale che costituisce il Fondo Valli.
Tra i presenti in sala non posso non citare Laura Pompei, che amorevolmente si è occupata e continuerà nel tempo ad occuparsi del monumentale archivio, catalogandolo, digitalizzandolo e dunque conservandolo per sempre.
Grazie alla donazione di tale fondo da parte dei figli di Alida, Carlo e Lorenzo De Mejo, tra il 2015 ed il 2016, le generazioni future avranno la possibilità di fruire di testimonianze uniche di un passato che ci appartiene e che non deve essere perduto e dimenticato.