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 Mostra d’Arte  Guerra e Pace  Inaugurazione: 7 maggio 2025 

 FIJLKAM

L’umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità. JOHN FITZGERALD KENNEDY (1961) 

Mercoledì 7 maggio 2025, alle ore 16:30, il Museo degli Sport di Combattimento inaugurerà la mostra Guerra e Pace, che è la ventitreesima collettiva d’arte allestita nel Museo. 

Dopo la tregua seguita alle atrocità del secondo conflitto mondiale, in questi ultimi anni abbiamo assistito in buona parte del mondo a un proliferare di guerre, alcune solo minacciate, altre scatenate con nefaste conseguenze, di cui siamo tuttora impotenti testimoni. 

Già Eraclito di Efeso a cavallo del 500 a.C. affermava: «Pólemos pánton patér esti» («La guerra è la madre di tutte le cose»). La battaglia di Kadesh / Qadesh tra Egiziani e Ittiti (circa 1280 a.C.), menzionata nel poema di Pentaur e raffigurata nel Ramesseum di Tebe, è la prima di cui abbiamo sufficienti testimonianze e si concluse con il primo trattato di pace a noi noto. Di qualche decennio posteriore è la guerra di Troia. 

L’arte della guerra ha prodotto nei secoli soldati progressivamente meglio addestrati e armati, strumenti di offesa sempre più ingegnosi e distruttivi, architetture fortificate e minacciose, imponenti trattati di strategia quali il Bingfa di Sun Tzu / Sunzi (V secolo a.C.), l’Epitoma rei militaris di Flavio Vegezio (V secolo d.C.) e Vom Kriege di Carl von Clausewitz (pubblicato nel 1832). Senza dimenticare L’arte della guerra e Il Principe di Machiavelli (pubblicati nel 1521 e nel 1532). 

Per secoli la guerra, ispiratrice di miti e leggende immortali (a partire dal poema epico di Gilgamesh), è stata una “necessaria” costante nella storia dell’umanità e fu vista nell’arte e nella letteratura come un evento eroico e glorioso. Poi, specialmente dopo la prima guerra mondiale, la percezione è cambiata e gli artisti si sono concentrati sempre più sulla sofferenza e sul dolore causati dai conflitti; insomma, sulle rovine e sugli orrori della guerra. 

Dell’infinità di opere d’arte sulla guerra e – in numero assai minore – contro la guerra, qui basti menzionare solo pochi, notissimi esempi, ossia le battaglie di San Romano (trittico di Paolo Uccello, 1438), di Ponte Milvio (di Giulio Romano, 1520-24), di Alessandro e Dario a Isso (di Albrecht Altdorfer, 1529) ), delle Amazzoni contro i Greci (di Pieter Paul Rubens, 1618), dei Romani contro i Sabini (di Jacques-Louis David, 1814; ma anche le drammatiche opere di Francisco Goya, Otto Dix, Salvador Dalì e, soprattutto, di Picasso (Guernica, 1937). 

Noi, quale immagine-simbolo di questa mostra, abbiamo optato per un murale di Banksy. 

La richiesta di partecipare alla mostra nel Museo è stata massiccia e per ragioni di spazio non abbiamo potuto accogliere tutti i proponenti: 65 gli artisti selezionati, che espongono 120 opere, realizzate con diversi stili e con le più varie tecniche espressive. Alcuni di loro hanno fornito interpretazioni molto personali del tema proposto. 

La XXIII mostra collettiva, che resterà aperta fino a sabato 2 agosto 2025, sarà arricchita dalla mostra personale (la XXXV allestita nel Museo) del pittore Massimiliano Bernardi.