"Per far parlare di sé nel mondo dello spettacolo è da sempre in uso la tecnica della provocazione. È una scorciatoia, gli addetti ai lavori la conoscono benissimo e i più smaliziati sanno che il massimo risultato si ottiene quando viene indirizzata verso tematiche e sensibilità legate alle religioni. In quel caso l’esito è sicuro, è un vincere facile, perché ovviamente tutti i fedeli della religione colpita si sentiranno offesi e reagiranno. Il regista della cerimonia francese, Thomas Jolly, ha semplicemente applicato questo schema, un po' stanco ma sempre efficace, e ora si gode quindici minuti di fama planetaria, alle spalle delle Olimpiadi, compiaciuto anche dell’indignazione dei vescovi francesi. Ma in realtà Jolly è stato mediocre e, sotto il profilo artistico, ha sprecato l’occasione della sua vita, con una rappresentazione noiosa, senza un filo di racconto, solo con qualche effettino 'wow'. E in più, dimenticando la centralità degli atleti. Poca roba, davvero. Mi auguro che le cerimonie olimpiche, noi italiani realizzeremo quelle invernali del 2026, possano recuperare in futuro la loro ispirazione legata al fascino sublime dello sport, che unisce e non divide, e non vadano più a finire nelle mani dei banali conformisti della provocazione"
E' il commento del Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi , in seguito alle polemiche sull’apertura delle Olimpiadi di Francia.