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REF 25, opening con Afanador, di Marcos Morau, con il Ballet Nacional de Espana

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Quaranta anni di REF,  RomaEuropaFestival,  un lungo cammino a  cavallo delle arti,  unendo i linguaggi più diversi e  aprendosi al mondo ,  e una edizione 2025 - dal 4 settembre  al 16 novembre-  che non vuole essere" solo un festeggiamento ma un atto di futuro, un invito a guardare avanti ancora una volta". 
Per l'edizione 2025 del Festival  un'apertura di tutto prestigio , al Teatro dell'Opera di Roma ,  4 e 5 settembre, con lo spettacolo in prima nazionale  di Marcos Morau, Afanador,  con il Ballet Nacional di Espana,  ispirato al leggendario fotografo colombiano Ruvén Afanador, noto per il suo stile unico, capace di trasformare la moda, il ritratto e la danza in visioni oniriche e surreali. Sono famosissimi i suoi ritratti di grandi stelle del flamenco come Israel Galván, Matilde Coral, Eva Yerbabuena, José Antonio e lo stesso Rubén Olmo, che hanno ridefinito l’immaginario della tradizione andalusa.    Uno spettacolo inserito nelle celebrazioni dei 160 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Spagna , ricordate  nella conferenza stampa  presso la residenza dell'Ambasciata di Spagna  dove si sono celebrati i 40 anni del Festival ed è  stato  presentato  lo spettacolo Afanador alla presenza del coreografo Marcos Morau. 
 
All'incontro  hanno partecipato   S.E. Miguel Fernàndez-Palacios M. – Ambasciatore di Spagna in Italia, che ha aperto la conferenza, Guido Fabiani – Presidente Fondazione Romaeuropa, Monique Veaute – Vicepresidente Vicario Fondazione Romaeuropa, Francesco Giambrone – Sovrintendente Teatro dell’Opera di Roma, Silvia Scozzese – Vicesindaco di Roma Capitale, Lorenzo Tagliavanti – Presidente Camera di Commercio di Roma, Simona Renata Baldassarre – Assessore Cultura, Pari Opportunità, Politiche Giovanili della Famiglia, Servizio Civile della Regione Lazio, Fabrizio Grifasi – Direttore Generale e Artistico Fondazione Romaeuropa. Tutti hanno ricordato il valore di REF, una realtà culturale che racconta 40 anni di storia del nostro paese e non solo,  e testimonia la forza della creatività, dello scambio  e dell'aprirsi  al mondo , alle nuove generazioni e alla libertà.   
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«Quando ho iniziato ad allestire questo spettacolo, ispirato e affascinato dai libri di Afanador “Ángel Gitano” e “Mil Besos”- ha spiegato il coreografo  Morau-  sapevo che non sarebbe stato un semplice tentativo di imitare la bellezza in essi contenuta poiché le magistrali sessioni fotografiche dell’artista in Andalusia sono irripetibili.  “Afanador” osserva il flamenco attraverso una lente deformante, una lente fatta di sogni, desideri e ricordi. Il suo sguardo surrealista è molto simile allo sguardo sul mondo che si è sviluppato nel lavoro di questi anni con la mia compagnia, La Veronaluno sguardo che cerca di non rappresentare il mondo esistente, ma di inventarne di nuovi» .
 
Grande l'attesa per un spettacolo che si preannuncia  visionario e onirico ,una catena di metafore,  immagini surreali, iconografia flamenca e riferimenti alla tradizione spagnola.  Un’opera enigmatica che tiene insieme tradizione e avanguardia, danza, fotografia e musica. Sul palco 33 danzatori del Balletto e 9 musicisti, con la drammaturgia di Roberto Fratini, le musiche originali di Juan Cristóbal Saavedra e gli interventi sonori di Maria Arnal. 
 
Fabrizio Grifami, direttore artistico del Festival, ha presentato poi  a braccio il ricco programma del Festival, un vero viaggio tra le arti  e nel mondo, dalla Spagna al Brasile all'Africa  con la partecipazione di grandi artisti. In totale 110 spettacoli per 250 repliche, 700 artisti, prestgiiose sedi teatrali in città più il nuovo progetto ULTRA REF. Mattatoio Testaccio, che punta a creatività emergenti, nuovi format e nuovi sguardi. 
 
Il programma della prima settimana della quarantesima edizione del Romaeuropa Festival prosegue all’insegna della danza internazionale e del dialogo tra generazioni. Se l’8 e il 9 settembre al Teatro India, in co-realizzazione con Short TheatreAnne Teresa De Keersmaeker presenta in prima nazionale A little bit of the moon, lavoro al confine tra danza e teatro costruito insieme al regista, autore e artista visivo libanese Rabih Mroué, il 9 e il 10 settembre l’Auditorium Conciliazione ospita la Dresden Frankfurt Dance Company con un double bill (nell’ambito dei percorsi costruiti con Dance Reflections by Van Cleef & Arpels) che lega passato e presente della compagnia.
 
A inaugurare la serata   l’ultima coreografia destinata al palcoscenico firmata da William Forsythe, figura cardine della danza contemporanea, che ha guidato dal 1984 al 2004 il Ballett Frankfurt e, dal 2005 al 2015, The Forsythe Company, poi ribattezzata Dresden Frankfurt Dance Company. In questa nuova creazione basata sull’improvvisazione («È il mio modo di dire addio» ha affermato il coreografo), Forsythe costruisce una cornice chiara e rigorosa all’interno della quale lascia emergere combinazioni imprevedibili, invitando i danzatori a spingersi fino all’estremo delle proprie possibilità e il pubblico a seguire questa esplorazione come un organismo vivo, in continuo mutamento.
 
Il testimone passa quindi al coreografo e danzatore greco Ioannis Mandafounis, formatosi proprio all’interno della Forsythe Company e oggi direttore della Dresden Frankfurt Dance Company. Con Lisa, propone un esperimento di “coreografia dal vivo” in cui i danzatori prendono possesso spontaneamente del palcoscenico, guidati dalle musiche di Gabriel Fauré e dalle parole del poeta e saggista Osip Mandel'štam. Tra eredità e innovazione, la compagnia intreccia la visione storica di Forsythe con le più radicali sperimentazioni contemporanee, offrendo al pubblico un ritratto unico della danza come arte in continua trasformazione.
 
Elio Ippolito
 
Tutto il programma della quarantesima edizione del Romaeuropa Festival su romaeuropa.net